Sommario
(Poema lirico, latino/romano, 23 a.C. circa, 8 versi)
Introduzione
IntroduzioneGuarda anche: Patroclo e Achille: la verità dietro la loro relazione | Torna all'inizio della pagina |
"Tu ne quaesieris" ( "Non chiedere" ) è la più famosa delle odi del poeta lirico romano Orazio pubblicato nel 23 a.C. come poema 11 nel primo libro delle raccolte oraziane. "Odi" o "Carmina" Il poema si presenta come un breve rimprovero a una donna, Leuconoe, che si preoccupa del futuro, e utilizza metafore agricole per esortarci ad abbracciare i piaceri disponibili nella vita di tutti i giorni piuttosto che affidarci a remote aspirazioni per il futuro. Il poema è spesso conosciuto anche come "Carpe Diem" per la famosa frase nella riga finale, o talvolta come "Ad Leuconoem" per la sua dedica iniziale.
Sinossi | Torna all'inizio della pagina Guarda anche: L'Eneide - L'epopea di Vergilio |
Il poeta consiglia a Leuconoe di non interrogarsi sul destino che gli dèi hanno in serbo per lei, né di affidarsi alle previsioni astrologiche come facevano gli antichi babilonesi, ma di sottomettersi e sfruttare al meglio gli anni che ci sono concessi, bevendo vino e vivendo appieno la vita senza pensare al futuro, perché, anche mentre legge la poesia, il tempo prezioso sta passando.
Analisi | Torna all'inizio della pagina |
Orazio ha sviluppato il suo "Odi" ad imitazione consapevole della lirica breve di originali greci come Pindaro , Saffo Il suo genio consisteva nell'applicare queste forme più antiche, utilizzando in gran parte gli antichi metri saffici e alcaici greci, alla vita sociale di Roma nell'età di Augusto. I primi tre libri dell'opera sono stati scritti in modo da poter essere utilizzati in modo più efficace. "Odi" , compreso questo, furono pubblicati nel 23 a.C., con il primo poema della raccolta datato positivamente ( "Nunc est bibendum" Non abbiamo una data precisa per la stesura di questo particolare poema.
È indirizzata a Leuconoë, una sconosciuta compagna più giovane (probabilmente non è il suo vero nome, dato che si traduce come "testa vuota"). Da alcuni accenni presenti nel poema sembra probabile che, all'epoca della sua stesura, Orazio e Leuconoe si trovavano insieme in una villa sulle rive del Golfo di Napoli (il "Mar Tirreno") in una selvaggia giornata invernale.
C'è una musica decisa nella poesia, soprattutto quando viene letta ad alta voce, e Orazio riesce a evocare immagini vivide nelle frasi più scarne ed economiche e si chiude con il famoso verso "carpe diem, quam minimum credula postero" ("cogli l'attimo, fidandoti il meno possibile del domani").
Risorse | Torna all'inizio della pagina |
- Traduzione inglese di John Conington (Progetto Perseus): //www.perseus.tufts.edu/hopper/text.jsp?doc=Perseus:text:1999.02.0025:book=1:poem=11
- Versione latina con traduzione parola per parola (Progetto Perseo): //www.perseus.tufts.edu/hopper/text.jsp?doc=Perseus:text:1999.02.0024:book=1:poem=11